Gli ultimi dati sulle prestazioni energetiche degli edifici – I-Com, Istituto per la Competitività
Negli ultimi anni l’Italia ha compiuto progressi significativi nel campo dell’efficienza energetica posizionandosi tra i paesi europei più attivi in questo settore strategico.
L’attenzione verso il risparmio energetico non rappresenta solo una necessità ambientale, ma anche una risposta concreta alla dipendenza del paese dalle importazioni di energia e ai costi crescenti delle forniture energetiche.
Il sistema energetico italiano si caratterizza per una forte dipendenza dall’estero, con oltre il 70% del fabbisogno soddisfatto tramite importazioni.
Questa condizione ha spinto il Paese a investire significativamente nell’efficienza energetica, considerata la “prima fonte di energia rinnovabile” in termini di potenziale risparmio.
I dati rilevati da Eurostat per il 2023 mostrano una diminuzione nell’intensità energetica in Italia fra il 2022 e il 2023 dell’8,3%, a fronte di un decremento europeo leggermente superiore, pari al 10,3%.
La nostra prestazione in questa misura generalizzata dell’efficienza energetica ci vede primeggiare anche rispetto alle grandi economie UE. Meglio di noi solo Irlanda, Danimarca, Lussemburgo e Romania.
Fig. 1: Intensità energetica Italia ed UE (2014-2023)

Fonte: Eurostat
Il settore edilizio rappresenta una delle aree di maggiore intervento. Gli edifici italiani sono responsabili di circa il 40% del consumo energetico nazionale, con un parco immobiliare datato e spesso inefficiente.
I programmi di incentivazione hanno portato a interventi su oltre 3,5 milioni di abitazioni negli ultimi dieci anni, con risparmi stimati in 2 miliardi di euro annui sulla bolletta energetica nazionale.
L’istituzione dell’APE (Attestato di Prestazione Energetica) come obbligo ha contribuito ad aumentare la consapevolezza sul tema e orientato il mercato verso edifici più efficienti.
L’APE è infatti richiesto per accedere alle detrazioni fiscali per la riqualificazione energetica (Ecobonus, Superbonus), permettendo di verificare l’effettivo miglioramento della classe energetica dopo gli interventi. I dati SIAPE mostrano una crescente adozione degli APE.
Nell’annualità 2024 si è arrivati a certificare 1,2 milioni di edifici, per un totale di circa 7,1 milioni di certificazioni.
Nei primi mesi del 2025 si è già raggiunto un numero di APE emessi pari a circa 365 mila. Dal 2015 al 2025, l’attestazione ha interessato per l’87,4% edifici residenziali e per la restante porzione edifici non residenziali.
Fig 2: APE per classe energetica

Fonte: SIAPE
Dall’esamina delle classi energetiche derivanti degli APE risulta che la maggior parte degli edifici è in classe G, la più bassa.
Vi è un chiaro legame inversamente proporzionale tra il grado di prestazioni e l’incidenza sul totale, con la sola eccezione della classe A4, la più elevata, che è stata rilevata per il 4% degli edifici sondati.
A questo profilo di prestazioni complessive corrisponde un’età degli edifici piuttosto elevata, con la maggior parte degli edifici che risulta costruita fra il 1945 e il 1972.
Guardando agli altri comparti, il settore industriale italiano ha compiuto notevoli progressi nell’ottimizzazione dei processi produttivi.
L’adozione di tecnologie avanzate, sistemi di monitoraggio energetico e l’implementazione di sistemi di gestione dell’energia conformi alla norma ISO 50001 hanno permesso alle imprese di ridurre i consumi e migliorare la competitività.
Nel settore dei trasporti, responsabile di circa il 30% dei consumi energetici nazionali, l’Italia sta promuovendo la mobilità sostenibile attraverso incentivi per veicoli a basse emissioni, il potenziamento del trasporto pubblico e lo sviluppo di infrastrutture per la mobilità elettrica.
Tuttavia, i miglioramenti nel settore dei trasporti fanno fatica a concretizzarsi, vista la bassa adozione di veicoli elettrici e l’entità (e l’età) del parco circolante.
Nonostante i progressi, l’Italia deve affrontare diverse sfide per consolidare e migliorare la propria posizione:
- Complessità burocratica: le procedure amministrative per accedere agli incentivi risultano spesso complesse e scoraggiano l’adozione di misure di efficientamento.
- Accesso al credito: molte famiglie e piccole imprese faticano a sostenere gli investimenti iniziali necessari, nonostante i ritorni economici nel medio-lungo periodo.
- Informazione e consapevolezza: persiste un gap informativo sui benefici dell’efficienza energetica e sulle possibilità di intervento.
- Digitalizzazione: l’integrazione delle tecnologie digitali per l’ottimizzazione energetica è ancora parziale.
Nel complesso però, il sistema Paese ha dimostrato di poter essere un esempio virtuoso nell’efficienza energetica, combinando politiche pubbliche incentivanti, innovazione tecnologica e crescente consapevolezza sociale.
La sfida dei prossimi anni sarà trasformare queste esperienze positive in un modello sistemico, capace di generare benefici ambientali, economici e sociali duraturi, rafforzando la sicurezza energetica del paese e contribuendo agli obiettivi climatici europei.
Fonte: https://www.i-com.it/2025/04/24/italia-in-classe-a-gli-ultimi-dati-sulle-prestazioni-energetiche-degli-edifici/
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